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  • doriananat

L'appeso, l'arte dell'immobilità

Riconoscere la propria immobilità verso la vita è il primo passo per comprendere che tutto quello che gelosamente custodiamo nei nostri pensieri e nel nostro cuore per paura, rabbia e sofferenza condiziona profondamente il nostro stato di salute e di benessere economico. Fermi nelle nostre convinzioni utilizziamo solo ed esclusivamente un unico filtro visivo che ci fa percepire la realtà per come vorremmo che fosse (se ci sentiamo delle vittime indifese allora vedremo tutta la nostra esistenza come un profondo accanimento e alla ricerca di carnefici) e non per quello che è veramente. Non esiste giustizia nella vita esistono leggi naturali che a prescindere dalla nostra volontà seguono un corso ben definito. Viviamo temendo di perdere qualcosa, qualcosa di molto antico che affonda le radici nella nostra infanzia. Come ci siamo strutturati in questi anni? Che azioni abbiamo compiuto per costruire un futuro sereno e in abbondanza? Forse siamo ancora fermi a quel bambino e abbiamo costruito una visione di noi che ancora è emotivamente immatura nonostante la nostra età biologica. Sono le stesse paure di allora, le stesse sofferenze e la rabbia per non essere stati riconosciuti, sorretti e amati nonostante tutto. Fermi in un continuo moto oscillante che ci porta da un punto all'altro senza riuscire ad andare oltre. Abbiamo la percezione di essere cullati da questa oscillazione, tocchiamo un punto e poi andiamo subito all'altro e poi, ancora, ritorniamo perdendo l'opportunità così di sperimentare altre traettorie. Come agire? Iniziamo a farci queste tre semplici domande: Su cosa devo fermarmi a riflettere?Cosa devo ascoltare?Cosa mi trattiene dall'agire?

In fondo è solo la paura che ci rende immobili.


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